Saranno oltre 24 milioni i proprietari di immobili che sono chiamati entro domani alla cassa per il saldo delle tasse sugli immobili.
Tra Imu e Tasi saranno in pochi ad evitare il pagamento perché beneficiari delle detrazioni messe in campo dai comuni. Se infatti teoricamente i comuni avrebbero potuto esentare i proprietari dal pagamento della Tasi sulla prima casa, sono stati pochissimi ad averlo deliberato.
Senza contare che le detrazioni automatiche per chi ha figli a carico, previste dall’Ici, sono solo in bel ricordo. Infatti per la Tasi le detrazioni sono facoltative e lasciate alle delibere dei singoli enti locali con il risultato che la situazione si è estremamente complicata visto che gli sconti sono stati in molti casi legati all’Isee della famiglia o all’età dell’occupante.
Entro domani i proprietari di prima casa residenti nella stessa saranno chiamati a pagare la Tasi mentre tutti gli altri pagheranno la Tasi e l’Imu e qui iniziano i dolori visto che il salasso sulle seconde case quest’anno è impietoso e il prossimo anno lo scenario potrebbe essere addirittura peggiore. Ci sono poi le case affittate su cui i proprietari sono chiamati a pagare l’Imu e una parte di Tasi, mentre il residuo è chiesto agli affittuari.
Secondo i calcoli della Cgia di Mestre la combinazione Imu-Tasi costa, rispetto all’Ici 2011, il 150% in più per i proprietari che affittano casa a canone libero e “appena“ il 115% in più per le seconde case sfitte. Ma non è tutto visto che l’Imu e la Tasi insistono anche sugli uffici, sui negozi, sui lavoratori artigianali e su tutti gli immobili a uso produttivo.
E per il prossimo anno il governo cerca di correre ai ripari. Infatti, sfumata la possibilità di inserire nella legge di stabilità 2015 la local tax (che nelle intenzioni dell’esecutivo avrebbe dovuto accorpare tutte le imposte sugli immobili), l’esecutivo nella manovra all’esame del senato ha confermato anche per il prossimo anno il tetto della Tasi al 2,5% (con la possibilità di aumentarla fino ad un massimo dello 0,8% solo in presenza di detrazioni per famiglie meno abbienti) evitando dunque che possa schizzare al 6 per mille come stabilito dalla precedente finanziaria.
Al riguardo lo scorso anno la copertura arrivata sul fil di lana dall’esecutivo era stata pari a 625 milioni di euro così da garantire il gettito ai comuni. Una copertura che, invece, per il momento non sarebbe prevista e questo potrebbe creare più di un problema con i sindaci.
E se le entrate locali faranno il pieno entro domani, quelle tributarie contabilizzate nel bilancio dello stato piangono. Secondo il bollettino di Bankitalia ad ottobre sono state pari a 28,5 miliardi con un calo del 2,7% rispetto allo stesso mese dello scorso anno.
Sempre ad ottobre il debito delle amministrazioni pubbliche è cresciuto di 23,5 miliardi raggiungendo i 2.157,5 miliardi, sempre secondo il bollettino della Banca centrale. Un incremento che via Nazionale spiega essere dovuto per 6,6 miliardi all’incremento del fabbisogno delle amministrazioni pubbliche e per 17,8 miliardi all’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro.